Bolzano scomparsa


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Walter Loew

Personaggi 3

LA MORTE DI UN AVVOCATO EBREO

Walter Loew

Terminata la seconda guerra mondiale, anche a Bolzano si giudicarono i colpevole, veri o presunti, di efferatezze. Tema costante dei processi era la "collaborazione con il nemico invasore", e i sudtirolesi, ma anche gli italiani, che si sedettero sul banco degli imputati non furono pochi. Chiusa la parentesi del tribunale speciale nazista, che risiedeva in villa Brigl (sorgeva in via Diaz e sarebbe stata successivamente la sede della Südtiroler Volkspartei), iniziò nella "Casa del Popolo" (oggi Uffici Finanziari in corso Italia) la serie delle udienze della Corte militare alleata e della sezione speciale della Corte d'Assise. La prima esaminava i reati che riguardavano più strettamente le forze armate alleate (ad esempio: il maltrattamento di prigionieri angloamericani, o anche più semplicemente reati commessi da delinquenti travestitisi da militari alleati); la seconda si rivolgeva a collaborazionisti, e si andava dal piccolo delatore all'aguzzino, all'omicida. A questa seconda serie appartiene un processo che suscitò particolare indignazione, quello a carico dell'allora 35enne Josef Mittermair, da Nova Ponente, residente a Ponte Gardena. Volontario, agiva "come milite e con la divisa delle SS germaniche nel campo di concentramento di Bolzano, appena istituito". Era addetto alla disciplina interna "con alcuni altri pochi militari tra i più fidati". Il processo a suo carico fu celebrato nel novembre del 1945, e così scrisse il giornale "Alto Adige" il giorno 28: "I testimoni, per lo più ex-internati di lingua italiana e di lingua tedesca, (...) sono stati unanimi nel dichiarare come l'accusato si fosse comportato in una maniera inumana con numerose vittime, specialmente con il compianto avv. Loew, di cui egli si fece volontariamente carnefice. Attraverso la parola del testi, alcuni episodi di bestiale crudeltà sono stati rievocati fra il raccapriccio del pubblico presente all'udienza. Gli atti di sevizie contro l'avv. Loew, numerosissime volte percosso, fatto braccare e mordere dai cani del campo aizzatigli contro dal carnefice Mittermaier, che lo costrinse a ingerire il suo sterco e lo terrorizzò minacciandolo sadicamente di fargli schiacciare la testa con le ruote di un autocarro messo appositamente in moto, hanno particolarmente impressionato l'uditorio". L'avvocato Walter Loew-Cadonna, definito "noto professionista altoatesino", era ebreo, originario viennese. Tornando alle efferatezze del Mittermaier si legge anche che "egli era uno dei guardiani che si distinguevano già al mattino nel percuotere, specialmente al capo, con bastoni e con una grossa chiave, gli internati all'uscita dalle baracche, quando nudi venivano inviati al bagno. Durante la giornata i detenuti venivano da lui abitualmente percossi con schiaffi, pugni, nervo di bue e frustate. Intere squadre di internati la sera, al ritorno dal lavoro, appena rientrati al campo, mentre si trovavano sfiniti per le pesanti fatiche sostenute e per l'insufficienza del magro vitto ad essi somministrato, venivano da lui e da altri pochi guardiani (...) costretti a strisciare col ventre a terra, come serpi, anche venti o trenta volte, per tutta la lunghezza di un cortile". Le persecuzioni cui l'avvocato Loew era sottoposto traspaiono anche dalle sentenze di altri processi. Infierì su di lui il guardiano Albino Cologna, da Curon Venosta, che tra l'altro concesse via libera agli ucraini Micha (Seifert) e Sain Otto, due militari germanici internati nel campo perché avevano violentato una bolzanina. La guardiana del campo Paola Plattner, trentenne da Chiusa "alla signora Beatrice Loew che aveva il marito (...) internato nel campo e ridotto in pietose condizioni di salute, (...) essa Plattner spezzò, disperdendone il contenuto, una boccetta di tintura di iodio che la signora, per uno speciale permesso concessole dal comando di Bolzano degli SS, era stata autorizzata a portare al marito per poterne lenire i dolori" (era "la prima amante del maresciallo Haage", e come tale riusciva "a spadroneggiare nel campo"). Il Mittermair fu condannato a 24 anni. Nella sentenza di legge tra l'altro che "tutti i testi di accusa hanno, poi, particolarmente deposto sulle sevizie alle quali egli sottoponeva il vecchio, settantenne, internato ebreo avvocato Loew. Il disgraziato veniva da lui ogni mattina percosso al capo con una grossa chiave, in modo da portarne sempre i segni del gonfiore alle parti colpite; veniva, inoltre, continuamente schiaffeggiato, colpito con pugni e calci, frustato e battuto a sangue, sino a rimanere svenuto. Due volte il Mittermair, con altri, gli pose il capo accanto alla ruote di un autocarro e di un pesante carretto, facendo mostra di volerglielo arruotare: una volta il motore del camion fu messo in moto per meglio simulare l'intenzione del misfatto. Tali gesti, ed altri, cagionavano al Loew improvvise defecazioni; parecchie volte i testi Cantiero, Frigo, Venuto, Degampietro e Pitschiler videro il Mittermair fargli togliere i pantaloni e affondargli il viso nelle feci; il Cantiero lo vide anche costringere il povero avvocato a ingoiare le feci (...). L'infelice vecchio avvocato - prosegue la motivazione della sentenza - era ridotto come uno scheletro e mal si reggeva in piedi; le sue condizioni di salute furono certamente molto aggravate dagli speciali maltrattamenti a lui riservati dall'imputato; i testi hanno ricordato che, di seguito alle battiture subite, egli manifestava emorragie interne, emettendo sangue con le urine e con le feci". L'avvocato Loew-Cadonna morì mentre lo si trasferiva da Bolzano a un campo di sterminio in Germania. Il Mittermair fece ricorso avverso alla sentenza (la difesa sostenne che non era giudicabile in quanto cittadino germanico, avendo optato per il Reich), ma la Corte di Cassazione rigettò il ricorso (24/4/1947). Un figlio dell'avvocato Loew, il radiologo Guido Loew-Cadonna, vive tuttora (2011) a Bolzano nella via intitolata al patriota trentino Giannantonio Manci, suicidatosi nel Corpo d'Armata per non rivelare sotto tortura i nomi dei partigiani suoi complici. "Dopo il processo - mi ha detto l'anziano radiologo - ci chiesero se eravamo disposti a perdonare il Mittermaier. Rispondemmo di no".

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