Bolzano scomparsa


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Peter Hofer

Personaggi 3

Un Gauleiter per l'Alto Adige

PETER HOFER

Il 2 dicembre del 1943 il commissario prefettizio di Bolzano fu ucciso in via Weggenstein da una bomba d'aereo che colpì la macchina sulla quale si trovava insieme a due SS ed all'autista. Il "Bozner Tagblatt" per la prima volta, seppure di malavoglia, dovette ammettere che Bolzano era oggetto di bombardamenti angloamericani. La prima volta che Bolzano fu bombardata durante la seconda guerra mondiale (bombe italiane erano già cadute durante il conflitto mondiale precedente) fu il 2 settembre 1943, e la "Provincia di Bolzano" ne scrisse diffusamente. Poi giunse però l'8 settembre, il potere fu preso dalle truppe germaniche e i giornali locali non uscirono più. Chiusero la "Provincia di Bolzano", il "Dolomiten" e l'"Alpenzeitung", e il giorno 13 iniziarono le pubblicazioni del "Bozner Tagblatt", organo del partito nazionalsocialista in Alto Adige (che, curiosamente, non veniva definito "Südtirol" ma "Provinz Bozen"). Il giornale, diretto da Gunther Langes, ebbe la spudoratezza di ignorare del tutto i successivi bombardamenti su Bolzano, avvenuti i giorni 29 settembre, 4 ottobre (molti morti) e 10 novembre. Ma il 2 dicembre accadde una cosa per la quale il "Bozner Tagblatt" dovette rinunciare in piccola parte alla sua reticenza. Oltre alle decine di morti raccolti tra l'altro tra i ruderi delle scuole "Cairoli" (oggi "Goethe"), fu centrata anche la macchina del commissario prefettizio, e i solerti redattori del giornale si pose pertanto il quesito: come nascondere il bombardamento, se vi era morto proprio il massimo esponente nazista della provincia? Il giorno successivo, 3 dicembre, nessun accenno. In cronaca apparvero articoli dal titolo "Fiori in inverno" e "Non dimenticarsi dei crauti". Ma il giorno 4 la notizia della morte di Peter Hofer fu finalmente data, in prima pagina: "Il Volksgruppenführer e commissario prefettizio per la provincia di Bolzano è caduto nell'esercizio delle sue funzioni per un attentato terroristico nemico". Niente bombardamento, quindi, ma attentato terroristico ("Terroranschlag"). Per conoscere i nomi delle due SS decedute con Hofer, Josef Vieider e Luis Bernard, nonchè dell'autista Josef Alfreider, bisogna aprire l'ultima pagina, quella dei necrologi. Nella biografia di Hofer si legge che era nato nell'ottobre del 1905 (aveva quindi 38 anni), era di professione sarto, ed era emerso impegnandosi nell'organizzazione delle opzioni. Le quattro bare vennero deposte il giorno stesso del bombardamento nella sala "dei marmi" del municipio, poi il giorno 6 ebbe luogo in piazza municipio il rito funebre, non religioso, presente Franz Hofer, Gauleiter dell'Alpenvorland, e cioè delle province di Bolzano, Belluno e Trento, il maggiore rappresentante delle SS e della polizia in Italia generale Wolff ed altri alti personaggi della nomenclatura nazista. In più una grande folla ("eine große Volksmenge") che sfilò davanti alle bare, "migliaia e migliaia di uomini e donne che diedero testimonianza di quanto dolorosa era stata la perdita". Uomini in costume depositano le bare sulla piazza mentre rullano i tamburi, suona una banda di SS, s'alza il canto di "Deutschland muss leben". Parla Franz Hofer, e il "Bozner Tagblatt" riporta per intero il suo lungo discorso, nel quale per la prima volta si accenna al bombardamento aereo ("feindlicher Fliegerangriff") del quale Hofer era rimasto vittima. La polizia spara tre salve e si depongono le corone, prima quella di Hitler, "nostro amatissimo ("heissgeliebten") Führer", poi le corone di Göbbels, di von Ribbentropp e di qualche decina di altre personalità. Ancora inni, quindi mentre la folla bolzanina fa il saluto nazista le bare partono alla volta di Castelrotto, paese di residenza di Peter Hofer; lungo il tragitto suoni di bande a Campodazzo, Colma e Ponte Gardena, e ovunque - scrive il giornale - braccia alzate nel saluto nazista. A Castelrotto nuovo discorso del Gauleiter: "L'alta percentuale di sudtirolesi che hanno optato per il Reich, sono una dimostrazione di quanto efficace sia stata l'opera di Peter Hofer". Al cimitero di Castelrotto dove le quattro salme vengono inumate, tra le altre corone viene deposta anche quella dell'attaché della marina giapponese presso l'ambasciata di Berlino, Toyo Mikunaba. A Peter Hofer succedette l'avv. Karl Tinzl, già rappresentante sudtirolese al parlamento italiano, e futuro rappresentante della S.V.P. nel parlamento della Repubblica.

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