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Personaggi 3
IL MOSTRO DEL TIROLO
Guido Zingerle
Il 23 maggio del 1946 la maestra Gertrud Kutin s'incamminò da Bolzano per raggiungere Cologna, dove
insegnava. Aveva 22 anni, era graziosa, Gertrud Kutin aveva casa a Longomoso, sul Renon, ma aveva trovato alloggio a Cologna per l'anno scolastico. Ogni tanto scendeva a Bolzano per trascorrere la notte con una sua nonna, farle compagnia ed assisterla. Gertrud s'incamminò di buon'ora per raggiungere i suoi scolari: prese la funicolare per salire al Guncina e proseguire poi a piedi, ma non fu più vista. Cinque giorni dopo l'"Alto Adige" titolava: "E' misteriosamente scomparsa una giovane maestra atesina". L'indomani un seguito, con foto; nei giorni successivi notizie sulle ricerche che proseguivano e illazioni sui possibili motivi della scomparsa. Poi, come sempre accade in assenza di fatti nuovi, la cadenza delle notizie si diradò e della maestrina non si scrisse più. Bisognò attendere il marzo dell'anno successivo (16/3/1947) perché della cosa si tornasse a scrivere, e fu un titolo a più colonne: "Il cadavere di Geltrude Kutin rinvenuto nella zona del Guncina - La giovane fu selvaggiamente assassinata e coperta di macigni". Tre sottufficiali dei carabinieri "sono riusciti a ritrovare il corpo della disgraziata insegnante. E' stato trovato sopra il Guncina in un posto da aquile (…). Le gambe legate all'altezza delle caviglie dalle cordicelle della borsa a rete che la maestrina portava seco, emergevano dal mucchio di sassi". Tre giorni dopo, tornando sul tema: "Sotto pesanti massi di roccia, sul Guncina, spuntavano le gambe scheletrite della giovane maestrina". E un'orrenda fotografia riproduceva, tra gli arbusti, la cassa di legno, aperta, nella quale si vedevano le ossa: era un "fotoservizio" firmato "Capone", con studio all'inizio di via Rosmini. La ridda delle ipotesi riprese per più tempo, ma anche questa volta la notizia perdette nelle settimane consistenza, e alla fine non se ne scrisse più. Finché il 6 luglio del 1950 - oltre tre anni dopo - non si lesse sul giornale una corrispondenza da Innsbruck: "Atroce delitto di un sadico nel Tirolo - Sevizia, uccide e deruba una villeggiante dopo averla violentata - Analogie col delitto del quale rimase vittima la maestra Kutin". La villeggiante era la 43enne Helene Munro, inglese, che soggiornava in un albergo sul Patscherkofel. L'assassino venne indicato nel 48enne Guido Zingerle: la gendarmeria austriaca era andata a colpo pressoché sicuro, perché in precedenza l'uomo era stato condannato ad un anno per due stupri commessi nel Tirolo. Caccia all'assassino e i carabinieri rivolgono la loro attenzione al confine con l'Austria, alta val di Valles in particolare, di dove Zingerle era originario. In quattro si travestono da cacciatori, passano di baita in baita, alla fine lo trovano. Zingerle confessa d'essere autore dei due delitti e anche di un terzo omicidio che riteneva d'aver commesso a Caldaro, ancor prima di uccidere la Kutin, nei confronti di una quindicenne di nome Barbara Felser, che invece si salvò. Narra il cronista, Enzo Pizzi: "Ha ricordato come egli abbia incontrato la fanciulla su un solitario sentiero (…) l'abbia trascinata nel bosco dove la possedette. Zingerle rimase con la fanciulla all'addiaccio tutta la notte. Non ebbe bisogno di legarla perché la poverina, agghiacciata dal terrore, non osava muoversi di un palmo. Batteva convulsamente i denti e piangeva a dirotto, chiamando di tanto in tanto la madre. Il mattino seguente - prosegue l'articolo - il mostro trascinò la fanciulla in una grotta vicina e ve la lasciò dentro, sepolta viva, dopo averla legata ed avere ostruito l'ingresso con grosse pietre. Egli non seppe mai che la vittima, riuscita miracolosamente a liberarsi dei legami che la stringevano ai polsi, riuscì ad aprirsi un varco dalla sua cupa tomba ed a raggiungere stremata di forze la sua casa".
Il "mostro del Tirolo", così fu chiamato, fu condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Bolzano nel giugno del 1954. Si aprirono poi problemi di competenza giuridica con l'Austria per il delitto Munro, anche perché lo Zingerle era praticamente apolide. Ma sono cose che non ci interessano. Può interessare sapere invece come sia potuto crescere un tale "mostro": figlio illegittimo era stato affidato a contadini che gli davano "più botte che pane". Arruolato nel regio esercito disertò, disertò anche dalla legione straniera e poi dalla Wehrmacht: per quest'ultimo caso fu condannato a morte ma rilasciato prima della fucilazione, perché la guerra era finita. Sposato con una figlia rinunciò ad avere rapporti con la moglie: lo interessava solo la sua perversione, dalla quale si lasciava trascinare. Morì in carcere il 9 agosto del 1962, a sessant'anni.