Bolzano scomparsa


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Ugo Bologna

Personaggi 1

IL TEATRO NEL SANGUE

A fine gennaio del 1998 moriva a Roma Ugo Bologna, attore, molto noto anche a Bolzano ove aveva recitato per anni nella compagnia teatrale del “Carrozzone” e poi nel Teatro Stabile. Aveva ottant’anni e stava recitando insieme ad Ernesto Calindri, a sua volta alle soglie dei novanta (sarebbe deceduto l’anno successivo). Il teatro era la loro vita, la loro passione, ed è perciò che – nonostante l’età – continuavano a imporsi una vita pesante, a calcare i palcoscenici. Bologna, per la verità si sentiva affaticato ed era andato a farsi vedere da un medico. Il responso era stato netto: abbandonare l’attività. Ma mancavano ancora solo cinque recite alla conclusione della stagione e Bologna non se l’era sentita di lasciare, mettendo in difficoltà i giovani della compagnia, che ci avrebbero rimesso in termini contrattuali. Perciò anche quella sera salì sul palcoscenico del “Valle”, per recitare in “Mercadet l’affarista”, di Balzac. Si sentì male, fu ricoverato, morì. Le ceneri di Ugo Bologna riposano ora nel cimitero di Bolzano, la città nella quale aveva vissuto molti dei primi anni della sua carriera, e dove aveva trovato moglie: Ada Ruvidotti, una vita insieme. “E’ stato un amore a prima vista – racconta la signora che abita tuttora a Bolzano – io avevo la passione del teatro, lavoravo in Comune ma facevo anche lavori di sartoria. Ero andata casualmente da una cappellaia, la signora Tabarelli, e l’avevo incontrato lì. Sul palcoscenico m’era sembrato vecchio, invece non lo era. Ricordo che uscimmo insieme e facemmo a piedi tutta la passeggiata di Sant’Osvaldo. E’ incominciato così: un colpo di fulmine”.
Ugo Bologna era approdato a Bolzano con il “Carrozzone” di Fantasio Piccoli agli inizi degli anni Cinquanta. Era diplomato maestro ma era dovuto partire per la Russia, sottotenente dei bersaglieri. Aveva meritato una medaglia di bronzo:
“Comandante di plotone guidava il reparto arditamente all’attacco di una munita posizione. Ferito rifiutava ogni soccorso e, assunto il comando della compagnia rimasta priva di ufficiali, la riorganizzava prontamente riuscendo a respingere i reiterati contrattacchi degli avversari” (Nikitowka, 12/10/1941). Terminata la guerra si dedicò decisamente a quella che era la sua passione, indirizzatovi dal padre che coltivava a sua volta l’amore per il teatro. Lezioni da parte di Isabella Riva, nel frattempo (1947) Fantasio Piccoli fonda a Milano il “Carrozzone”, una compagnia itinerante nella quale sono chiamati a recitare giovani e sconosciuti attori dal grande avvenire: Romolo Valli, Adriana Asti, Valentina Fortunato, Germana Monteverdi, più tardi anche Franca Rame e Mariangela Melato. E ne fa parte anche Ugo Bologna. La compagnia si muove coraggiosamente di piazza in piazza, recita in teatri disastrati dalla guerra, approda a Bolzano e ci si trova bene. Personalmente ricordo le prime stagioni del “Carrozzone” alle quali io, allora studente, mi abbonai. A Bolzano non v’era alcun teatro: il “Verdi” era solo rovine. Così le recite avvenivano un po’ al cinema “Corso” (in corso Libertà, ora abbattuto), un po’ nel salone del Conservatorio, quando fu agibile, più tardi furono confinate addirittura nel “caminetto” dell’hotel Città. Ricordo un bel sipario rosa dipinto da Luca Crippa (1924-2002). Nell’ottobre del 1950 il “Carrozzone” si trasforma in Teatro Stabile di Bolzano, e si alternano negli anni le regie di Fantasio Piccoli, Renzo Ricci, Renzo Giovanpietro, Maurizio Scaparro, Alessandro Fersen e, infine, Marco Bernardi.
Tornando indietro nel tempo, a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta, Ada Ruvidotti fu presentata al regista Piccoli, aveva il teatro nel sangue anche lei, e così entrò a sua volta nella compagnia.
“Iniziai come costumista: cucivo i vestiti per gli attori, e ricordo in particolare un mio costume che indossò il mezzosoprano Fiorenza Cossotto. Era in chiffon color verde acqua, la Cossotto lo indossò quando la presentarono a Elisabetta II. Ma quella è un’altra storia. Per il “Carrozzone” preparai di tutto con entusiasmo, e poi incominciai anche a recitare. Già avevo fatto delle esperienze con il Gruppo d’arte drammatica “Minerva”, con l’attrice e regista Maria Pia Socin. Nel “Carrozzone” mi trovai pertanto subito a mio agio, anche se con un certo batticuore perché la compagnia era importante, e poi..... recitavo con il mio Ugo. Ricordo quella volta che al “Corso” di Bolzano saltò la luce: eravamo sul palcoscenico per la “Dodicesima notte” e proseguimmo la recita tenendo in mano delle candele”.
La vita della compagnia si snoda da una stagione all’altra, cambiano le regie, si alternano gli attori. Ugo Bologna va a far parte della “Compagnia dei Giovani” che debutta al “Valle” di Roma con Romolo Valli e Rossella Falk, torna più volte a Bolzano dove sua moglie conserva casa, s’aggira nei boschi altoatesini a raccogliere funghi, pesca nei torrenti. Il teatro continua ad essere la sua passione, ma s’adatta anche alla pubblicità, al cinema (una settantina di pellicole, tra le quali una serie con Paolo Villaggio). Fonda a Milano uno studio di doppiaggio. La sua vita si dipana serena con sua moglie Ada (
“Ci siano sposati nella chiesetta di San Babila, a Milano – dice lei – quando un nostro amico monsignore ci disse che era l’ora che regolassimo la nostra posizione davanti a Dio”). Poi la recita al “Valle” con Calindri, ove il suo cuore affaticato si ferma per sempre. “Gli hanno celebrato l’officio funebre nella chiesetta degli artisti, in piazza del Popolo, e di artisti ce n’erano veramente tanti. Tantissimi. Poi l’ho fatto cremare e me lo sono portato a Bolzano”. Come voleva lui.


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