Bolzano scomparsa


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Josè el Camborio

Personaggi 2

Un gitano bolzanino

Josè el Camborio, danzatore di flamenco conosciuto e apprezzato a livello internazionale, non aveva nel suo sangue nulla di spagnolo, e men che meno di gitano. El Camborio infatti in realtà si chiamava Elvezio Brancaleoni, era nato (1939) in un comune del rodigino dal curioso doppio nome: Giacciano con Baruchella. Ma aveva avuto artisticamente i suoi primi approcci con la danza a Bolzano, alla scuola di Nina Balabanova-Pellizzari. Non aveva un anno quando venne a Bolzano con i suoi genitori, ultimo di tre fratelli (il secondo, Giuliano, è oggi - 2012 - pittore e restauratore), per abitare in via Druso. Aveva un passione: il ballo, e così frequentò in via Rottenbuch i corsi della Balabanova, sposata ad un architetto che a Bolzano ha lasciato ampie e meritorie tracce: Guido Pellizzari. Elvezio era dotato, e fu perciò che la sua insegnante lo presentò alla Scuola di danza della Scala, dove superò le prove d'ammissione. Aveva 19 anni, era il 1959 e il giovane restò a Milano
Fino a quel momento la danza cui il giovane si dedicava era ovviamente quella classica, ma è di poco dopo un innamoramento che lo portò ad interessarsi al folclore spagnolo. E così con un autentico colpo di testa il giovane si trasferì in Andalusia ove trovò modo di aggregarsi ad una compagnia di gitani. "Ero in Svizzera - racconta oggi suo fratello Giuliano - e lo aiutavo come potevo mandandogli del denaro. Non era facile, per lui, e nemmeno per me che aiutandolo cercavo di essergli vicino, ma passo dopo passo Elvezio riuscì ad immedesimarsi talmente in quella nuova arte di danzare, che non solo fu accolto, ma gli furono affidati ruoli via via più importanti". E' a questo punto che Elvezio Brancaleoni diventa Josè el Camborio. A suggerirgli un cambiamento di nome fu la grande Pilar Lopez (1912-2008), alla cui scuola il giovane crebbe. Perché El Camborio? E' un nome gitano, ma la Lopez definì Elvezio "el gitano que sin ser gitano era más gitano que los gitanos" (il gitano che senza essere gitano era più gitano dei gitani). E a tale proposito conviene citare anche una bella poesia di Federico G.Lorca, che descrive la lotta di un gitano, Antonito El Camborio, sulle rive del Guadalquivir. Lo affrontano col coltello quattro suoi cugini che lo uccidono, e alla fine un angelo gitano adagia la testa del Camborio su un cuscino. "Altri di rosso stanco - accesero una lucerna (…) voci di morte tacquero presso il Guadalquivir". E' a questo vicenda che Pilar Lopez s'ispirò nel ribattezzare Elvezio Brancaleoni?
El Camborio diventa primo ballerino della compagnia della Lopez che si sposta nelle Americhe e poi torna in Europa. E' il 1967 quando El Camborio si sposa con Lucia Real: i due, con il consenso di Pilar Lopez, fondano una loro compagnia ("Ballet Espanol de Lucia de Real y El Camborio") e il girovagare prosegue, nonostante abbiano aperto a Madrid una scuola di flamenco. Le tappe sono le più disparate, ma un incontro importante avviene al teatro Filarmonico di Verona: tra il pubblico c'è Franco Zeffirelli, che vede nella compagnia gitana (il grande regista non immagina nemmeno che El Camborio sia un italiano) un elemento importante per la sua prossima "Carmen". E così nel 1990 i balli gitani della compagnia ravvivano nell'Arena la variopinta vicenda musicata da Bizet. Scrisse "El Pais": "Especialmente emocionante fue su interpretación de la versión de Carmen en la Arena de Verona". Scrisse il critico Enrico Stinchelli: "I meravigliosi costumi di Anna Anni, le coreografie gitane di El Camborio fanno il resto, in una festa di colori e di emozioni che si vorrebbe non finisse mai". Per cinque anni consecutivi El Camborio ravviva l'indimenticabile scena veronese con la "Carmen" ma anche con il "Trovatore", sempre per la regia di Franco Zeffirelli. E poi ecco anche la collaborazione alla "Traviata" messa in scena al Teatro dell'Opera di Roma dalla Fondazione Arturo Toscanini. E venne la serata all'Olimpico di Vicenza che Giuliano Brancaleoni, suo fratello, non riesce a dimenticare. "Ho visto che qualcosa improvvisamente non funzionava, che faticava a muovere una gamba. E' stato terribile. A Verona gli hanno diagnosticato un ictus: la sua carriera era terminata". Non bastasse, poco dopo - sarà stato il dispiacere? - un tumore devastante, e in poco tempo El Camborio morì: era il 16 aprile del 2009. Per il suo ultimo viaggio lasciò Madrid e tornò accanto ai suoi, nella provincia veneta, dove ora riposa. La Provincia di Bolzano gli ha dedicato un libro curato da Paola Tognon: "Vita di Elvezio Brancaleoni in arte El Camborio". Il fratello Giuliano sogna che a Bolzano gli si dedichi una piazza, magari quella che oggi è ancora intitolata all'imperatore Adriano e sulla quale Elvezio si affacciava quando abitava in via Druso, senza immaginare che un giorno avrebbe girato il mondo come El Camborio.

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