Bolzano scomparsa


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Emilio Comici

Personaggi 1

UN RE DEL SESTO GRADO

Il 19 ottobre del 1940, moriva in val Gardena Emilio Comici, uno dei più grandi scalatori di sempre. Nato a Trieste, precipitò in Vallunga. E’ ritenuto il più straordinario talento del periodo tra le due guerre. Riccardo Cassin di lui disse: "in più di cinquant’anni non ho mai visto nessuno arrampicare con tanta apparente facilità, con tanta eleganza". La grandezza di Comici sta non tanto nel gran numero delle vie percorse e aperte, ma nella purezza dello stile e nella ricerca della linea estetica ideale, quella della "goccia che cade": egli andava sotto la verticale di una cima e tirava su diritto. Famosissima la straordinaria salita solitaria e senza corde della sua stessa via sulla Nord della Cima Grande di Lavaredo nel 1937, exploit fra i più grandi di tutta la storia dell’alpinismo. Emilio Comici nacque a Trieste nel 1901. Si dedicò a vari sport riuscendo sempre ad eccellere. Compiuti gli studi superiori, si impiegò a Trieste, da dove partiva per compiere gite e spedizioni con gli amici della “XXX Ottobre”. La meta: le innumerevoli grotte ancora inesplorate del Carso. Maestro di punta in queste imprese rivelò molti abissi inesplorati e raggiunse il record di profondità del tempo, toccando il fondo di una grotta di 500 metri nell’altopiano del Cansiglio, il Bus de la Lume. Uscito dalla caverna, salì sulla vicina vetta del Cimon del Cavallo e da quel giorno, all’oscurità degli abissi preferì la luce delle altezze. Quella facile vetta – storicamente importante perché fu la prima cima delle Dolomiti raggiunta dall’uomo nel 1726 – fu la soglia da dove Comici partì per iniziare e concludere la sua vita sulle montagne, dal 1925 al 1940. Iniziò ad arrampicare nelle Alpi Giulie. Poi d’inverno il Piz Popena, la Cima Grande e la Cima Ovest di Lavaredo, la Cridola, il Cadin di San Lucano, il Sorapiss, la Cima Vezzana, il Montasio, la Cima del Vallone e altre vette nelle Dolomiti e nelle Giulie. Nel 1929 aumenta il numero delle sue imprese, con nuove vie sempre più ardue e dirette sul Montasio, sulla Cima di Riofreddo, sul Sart e, nelle Dolomiti, sullo Zurlon, sul Dito di Dio e la Croda del Valico. Salendo il Sorapiss per il couloir di ghiaccio apre una nuova forma di alpinismo sulle Dolomiti, quella dei canaloni ghiacciati. Negli anni Comici, per stare più vicino alle montagne, si trasferisce a Misurina come guida alpina, poi a Selva Gardena. Qui ottiene la nomina a commissario prefettizio per l’intercessione del sottosegretario agli interni Buffarini Guidi. Vive per alcuni mesi in casa del funzionario comunale Tommaso Giorgi, ed è con lui che il 19 ottobre del 1940 sale nella vicina Vallunga. Giorgi vive tuttora (2010), e quel giorno lo ricorda bene. Lo ha raccontato a Elena Marco che ne ha scritto in Alpinismo Eroico (Vivalda editore, 1998). In questi giorni (2010) le parole di Giorgi sono risuonate anche nel TG regionale di Bolzano. “Era un sabato, si era in compagnia, riuscimmo a convincere Comici a venire con noi. Il programma era di andare a prendere la chitarra e di trovare un prato dove mettersi a cantare e suonare. Ci dirigemmo allora verso la Vallunga dove c'era la parete frequentata abitualmente da istruttori e allievi della scuola di roccia. Poi decidemmo di arrampicare. La compagnia era composta da me, dal dottor Carlo Fissore, medico comunale, da Gianni Mohor, giovane guida alpinistica e dalla mia futura cognata, Lina Demetz. Si decise di dividere il gruppo in due cordate: la prima composta da me, il medico e la guida; l'altra, da Comici e Lina Demetz. Mentre loro due avrebbero dovuto aspettarci su una cengia percorrendo un sentiero, noi avremmo dovuto salire la parete. Ad un certo punto, non vedendoci arrivare, Comici decise di vedere che cosa stavamo combinando: prese un cordino che aveva legato attorno alla vita, l'assicurò a una cengetta che si trovava poco più sopra e sì lascio cadere nel vuoto. Il cordino si spezzò, sentii l'urlo della Demetz e volgendomi verso la valle vidi Comici, andare giù di piatto, senza muoversi, senza gridare. Precipitato sul prato sottostante, si rialzò di scatto, quasi fosse una palla, facendomi tirare un sospiro di sollievo. Un istante dopo però ricadde di nuovo a terra, questa volta senza più rialzarsi. Fissore scese rapidamente dalla parete e chiamò aiuto sparando un colpo di fucile (intendeva poi andare a caccia). Sul posto si precipitarono la guida Antonio Mussner e un suo amico. Io, tremante, ero rimasto incrodato in parete e fu da là che sentii il medico dire che non c'era più niente da fare. Un sasso, uno dei pochi in quel prato verde, gli aveva fracassato la testa, uccidendolo”. Il funerale si svolse mercoledì, tre giorni dopo l'incidente. Il corteo funebre mosse dal Comune ma non si diresse direttamente al cimitero, che si trovava a pochi metri di distanza. Percorse invece tutta Selva. Ricorda ancora Tommaso Grossi: “I sentieri si riempirono di gente e di corone di fiori, oltre cinquanta, credo, e quando fummo in cimitero gli amici triestini cantarono Stelutis alpinis”. Emilio Comici ebbe all’attivo 600 scalate ed aprì numerose nuove vie. Le principali vie storiche furono la Cima di Riofreddo, parete Nord, (1928) con G. Fabian; le tre sorelle nel gruppo del Sorapiss, parete Nord-Ovest della sorella di mezzo (1929) con G. Fabian (è considerata la prima ascensione dolomitica italiana di sesto grado); il Monte Civetta, parete Nord-Ovest (1931) con G. Benedetti; la Cima Grande di Lavaredo, parete Nord (1933) con i fratelli Dimai (il 2/9/1937 ne effettuò la prima salita solitaria); la Cima Piccola di Lavaredo, spigolo Sud-Est (1933) con M. Varale e R. Zanutti. Ad Emilio Comici sono stati intitolati il rifugio Comici nella zona del , ai piedi del Sassolungo, e il Comici-Zsgismondy nelle Dolomiti di Sesto.

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