Menu principale:
Personaggi 1
UN BOLZANINO TRA LE NUVOLE
Il 3 ottobre del 1918 la grande guerra sta volgendo al termine e gli imperi centrali si trovano ormai prossimi al collasso. Il giornale der Tiroler tra le altre notizie (a Bolzano si arrestano prostitute e disertori, code davanti ai negozi del pane) informa che il sottotenente pilota bolzanino Max Valier è sfuggito alla morte in un incidente aviatorio. Insieme ad un altro aviatore era decollato alle 7 del 27 settembre dal campo di Aspern, che si trovava in Stiria, vicino a Zeltweg. A quattromila metri di quota, quando l’aereo iniziava a rientrare, per un guasto tecnico il motore aveva iniziato a bruciare e l’aereo a perdere quota. I piloti avevano allora fermato il motore e scaricato olio e benzina, per evitare che l’incendio si estendesse. A 2.500 di quota le fiamme si erano così esaurite e il pilota era riuscito a rimettere in linea l’aereo che, a motore spento, era atterrato su un campo, distruggendosi. Max Valier era uscito illeso dai rottami. Vivo anche l’altro aviatore. La guerra si conclude e l’anno successivo, il 20 novembre 1919, der Tiroler rende noto che lo studioso di problemi aeronautici Max Valier terrà tre conferenze in una sala riscaldata di Bolzano: “Come sono precipitato da 4.000 metri d’altezza”, “La luna sta cadendo” e “Cose dell’altro mondo”. Le conferenze sono a pagamento, con prezzi differenziati tra posti a sedere ed in piedi. Oggi a Max Valier, la cui casa natale si trova a lato del duomo, sono dedicate a Bolzano una scuola, una strada, un’associazione di astrofili dilettanti, ed al suo nome è intitolato l’osservatorio astronomico che si trova a Collepietra. Non è tutto: un cratere sulla “faccia nascosta” della luna porta il suo nome: cratere Valier. Tutto per quel volo? Affatto: Valier è stato un precursore del volo a razzo e della conquista dello spazio, ben prima di Werner von Braun.
Questo singolare personaggio, del quale i bolzanini non sanno pressoché niente, era nato nella nostra città il 9 febbraio 1895. Sin da giovane fu affascinato dalla astronomia. Nel 1913 cominciò ad Innsbruck gli studi universitari di astronomia, meteorologia, matematica e fisica. Per lo scoppio della prima guerra mondiale, nel 1915 fu richiamato sotto le armi nell'esercito austro-ungarico. Prestò servizio inizialmente nel servizio meteorologico, poi nell'aeronautica, anche come collaudatore di aerei (fu in questa sua funzione che visse l’incidente del quale abbiamo scritto). Dopo la guerra Valier non riprese gli studi, ma intraprese la carriera di divulgatore di opere scientifiche e fantascientifiche. Fra gli altri pubblicò un racconto, “Spiridion Illuxt”, nel quale previde la bomba atomica. Nel 1923, ispirato dal libro di Hermann Oberth “Mit der Rakete zu den Planetenraumen” (“Con i razzi nello spazio interplanetare”), Valier scrisse un testo divulgativo per spiegare anche ai non esperti le teorie sui viaggi spaziali. Con l'aiuto dello stesso Oberth scrisse “Der Vorstoss in den Weltenraum” (“L'avanzata nello spazio”), pubblicato nel 1924, nel quale era descritto un programma per lo sviluppo della tecnica dei razzi. Fu un enorme successo: sei edizioni tra il 1924 e il 1930. A questo seguirono numerosi articoli sul tema: “Da Berlino a New York in un' ora” e “ Un viaggio verso Marte”. Negli anni '20 si spese in favore della contestata “Welteislehre”, la dottrina del “ghiaccio cosmico”, dell'ingegnere austriaco Hanns Horbiger, che oggi è considerata una pseudoscienza. Nel 1927 Valier è fra i fondatori, insieme a Willy Ley e Walter Neubert, dell' “Associazione per i viaggi nello spazio" (“Verein für Raumschiffahrt”). Dell'associazione, attiva fino al 1933, farà in seguito parte anche Werner von Braun. A partire dal 1928 Valier sviluppò, in collaborazione con l'industriale dell'automobile Fritz von Opel, i primi veicoli sospinti da razzi. Per sopraggiunti dissidi con von Opel (che aveva considerato questi esperimenti soprattutto come pubblicitari per la sua casa automobilistica), la collaborazione fu interrotta. Nel 1929 sulla superficie gelata del lago Starnberg, pilotando un’auto a razzo stabilì un record di velocità: 400 km/h. La sua attività, in Germania, proseguiva intensa, ma in Alto Adige non ne giungeva praticamente eco, finché la Provincia di Bolzano il 20 maggio 1930 non pubblicò una breve notizia, con la quale rendeva noto che, tre giorni prima, il bolzanino Max Valier era morto nei pressi di Berlino mentre guidava un’automobile a razzo di sua progettazione.
Max Valier fu seppellito nel Westfriedhof di Monaco di Baviera.