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Personaggi 1
Nogler al via sulla Marmolada nel 1938 (n°9)
E' scomparso nel 2011 all'età di 92 anni Hans Nogler, sciatore gardenese di livello mondiale, attivo a cavallo degli anni Trenta-Quaranta. Nogler, che dall'anagrafe dell'epoca era stato italianizzato in Giovanni Nano, fece scrivere di sé per la prima volta a proposito dei campionati italiani del 1937 di Cortina d'Ampezzo quando, appena 18enne, in discesa libera si classificò secondo alle spalle del vincitore Vittorio Chierroni (4'30"2/5), con Zeno Colò sesto. Vinse poi lo slalom. La "Provincia di Bolzano" del 3/3/1938, ricordò come poi il ragazzo si fosse classificato secondo nella discesa e nello slalom sulla Marmolada. Nel 1938 primo sulle Tofane, terzo a Wengen, terzo a Megeve, tutte gare classiche divenute nel dopoguerra appuntamenti di Coppa del Mondo. Nogler è ormai uno sciatore famoso quando sull'Alto Adige si abbattono le opzioni. Minorenne, è costretto dalla famiglia - indigente - a trasferirsi in Germania, alla ricerca di una situazione economica più accettabile. Continua a gareggiare laureandosi campione germanico. Al crollo del Reich (ha dovuto combattere sul fronte russo, dove è stato anche ferito) gli si attribuisce la cittadinanza austriaca. Torna in Italia e ritorna italiano, seguendo praticamente nelle successive cittadinanze l'itinerario che è stato anche quello di Carlo Dibiasi, il tuffatore padre del grande Klaus. Poi la felice avventura americana, con Hans (il suo vero nome gli è tornato) che fa il maestro di sci a Sun Valley (l'ambiente del film "Serenata a Vallechiara"). L'ho incontrato nel 2001 nel suo albergo di Selva Gardena, intitolato proprio "Sun Valley". Ricordi? Tanti: a Sun Valley nel 1950 battè Zeno Colò; fu quinto in discesa libera alle Olimpiadi di San Moritz nel 1948, durante i suoi anni americani ebbe come clienti Ernst Hemingway e Gary Cooper, mi mostra le sue foto con Lana Turner, lo Scià Reza Palevi, il re Bernardo d'Olanda. Dopo dodici anni tornò in val Gardena ove si costruì l'albergo, in cui ha ora cessato i suoi giorni. E il suo ricordo più bello? Fu nei tardi anni Trenta - mi rispose - quando dopo una giornata di sci un gruppo di ragazzi romani, cui aveva fatto da maestro, gli diedero cento lire. Più di quando guadagnasse suo padre in un mese.