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Paola Wiesinger

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SCI D'ORO

Paola Wiesinger

L'8 febbraio del 1932 l'Italia conquistò il suo primo titolo in un campionato mondiale di sci alpino. Lo ottenne una bolzanina, Paola Wiesinger. Lo sci allora era molto più spartano di adesso. Le gare s'articolavano su due sole prove: una discesa e uno slalom, tanto per la categoria maschile che per quella femminile. Il gigante e il superG erano ancora di là da venire. La complessa organizzazione di adesso non era neppure prevedibile, i tempi venivano presi a mano e la frazione minima era il quinto di secondo, tant'è vero che Paola vinse la prova in 7'13"4/5, una durata di tempo oltretutto oggi impensabile. Precedette di 4 secondi esatti l'austriaca Inge Wersin-Lantschner. La Wiesinger si classificò inoltre tredicesima nello slalom e sesta nella combinata. Paola era nata nella villa Eccel di via San Quirino nel febbraio del 1907. Dotata di notevole talento sportivo si dedicò al nuoto, e frequentò assiduamente quei "bagni Gugler" che erano la piscina pubblica di Bolzano e si trovavano sulla riva destra del Talvera, all'inizio di via San Quirino. Vinceva gare di tuffi e nuoto. Poi un giorno la portarono in montagna, la neve le piacque, le prestarono non solo gli sci, ma anche i pantaloni, e incominciò a sciare. Divenne brava e s'iscrisse ai campionati italiani di Roccaraso, nel 1931, solo che riteneva si trattasse di campionati di fondo e giunse con l'attrezzatura sbagliata. Ma le concorrenti erano poche e quindi preziose e così le prestarono un paio di sci lunghissimi: metri 2,20 per lei che era alta solo 1,60. Vinse tanto lo slalom che la discesa (da allora i titoli italiani che conquistò furono complessivamente 13). L'anno successivo bissò il suo successo agli "italiani" di Cortina d'Ampezzo. Ecco uno stralcio della cronaca apparsa sulla "Provincia di Bolzano" (27/1/1932), che dà la misura delle difficoltà di allora per gli appassionati di uno sport ancora pionieristico: "La giuria, i concorrenti e molti ammiratori di ambo i sessi si sono levati di buon'ora per trovarsi alle 8 alla stazione di partenza della teleferica del Pocol, che ha dovuto effettuare parecchie corse prima di trasportare tutti sul campo delle gare del campionato nazionale. Poi la comitiva, guidata dal conte Aldo Bonacossa (presidente della FISI, ndr) e dal prof. Vachelli, con altri organizzatori dello Sci club di Cortina, si è incamminata verso il pianoro di Cianzopè, dal quale si sale con una marcia di due ore buone a settecento metri più in alto, al punto di partenza, che era la forcella del Nuvolao". Il 1932 fu anche l'anno della conquista del titolo mondiale, proprio là, a Cortina. In "Solo per Sport" (Edit. Provincia Bolzano - 2001) da me scritto, Paola Wiesinger così ricordava al giornalista Giovanni Perez quelle salite: "Certo la fatica era tanta. A quel tempo non esistevano impianti di risalita. Sci in spalla, assieme agli altri partecipanti alla gara dovevo affrontare le lunghe salite affondando alle volte nella neve sino alla cintola. Altre volte dovevamo salire a 'scaletta' per battere, alla mano peggio, il tracciato della gara. Allora non esistevano i mezzi meccanici che oggi ti 'spianano' le piste. Se eravamo fortunati, venivano i militari a darci una mano. Quando arrivavo finalmente alla partenza mi sembrava di essere distrutta, di non farcela più. Ripreso fiato affrontavo la discesa alla massima velocità possibile, una velocità che era veramente fantastica se rapportata alle tecnologie che oggi assistono gli atleti. L'attrezzatura era, infatti, estremamente approssimativa: scarponi che s'inzuppavano d'acqua, giacche a vento tali solo di nome, sci di legno senza neppure le lamine (...) Anche gli attacchi erano artigianali". Paola gareggiò inizialmente per lo Sci club Gardena, poi per lo Sci club Bolzano (appena costituito), quindi ... "quando affrontai delle competizioni più impegnative correvo per lo sci club Accademico di Milano. Era una vera pacchia perché per i trasferimenti potevamo viaggiare in vagone letto e ci veniva dato anche un piccolo rimborso per i pranzi. Ricordo che, assieme agli altri, mi limitavo a mangiare un panino in maniera da poter mettere da parte qualche lira".
Paola Wiesinger fu però anche una grande alpinista. Conobbe un bavarese, Hans Steger, che s'innamorò delle Dolomiti e la portava in montagna. Lui acquisì la cittadinanza italiana, si sposarono ma non ebbero figli. Effettuarono ascensioni molto impegnative, soprattutto nel gruppo del Catinaccio (ma anche la Marmolada, l'Ampezzano, la Grigna...). Hans e Paola giunsero ad aprire una nuova impegnativa verticale sulla parete sud del Catinaccio. La loro fama si allargò al punto che il re Alberto dei Belgi (altro scalatore, morì precipitando in solitaria in Belgio a Marcheles-Dames nel 1934, fu padre dell'ultima regina d'Italia Maria Josè) giungeva frequentemente e in forma non ufficiale tra le nostre montagne per scalare con loro (Hans Steger era anche guida alpina). Per la "Gazzetta dello sport" Rolly Marchi le ha chiesto tempo fa quali siano il suo più bel ricordo, e il più brutto: "Quelli belli sono stati tanti. Dovrei scegliere tra la roccia e lo sci, ma forse memorabile è stata la vittoria di Cortina nel 1932. Il più duro, o pauroso, è stato la scalata della parete Sud della Marmolada. Ero andata con due amici bravi, ma fummo colpiti dal temporale, dalla grandine. Uno fu ferito, vennero anche i soccorsi con il grande Tita Piaz. La roccia era ghiacciata, non potevano scalare, sono dovuta andare io da capocordata. Quella volta ho visto davvero la morte. Ma ho sempre voluto che nessuno scrivesse che pensavo di essere più brava degli uomini. Nemmeno io l' avrei scritto. Ma adesso, avendolo spesso pensato, potrei farlo".
La grande Paola Wiesinger è morta nel suo albergo all'Alpe di Siusi il 13 giugno del 2001, a 94 anni.

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